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Dalla joint il giro d'affari ottimale per tenere il passo

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19 NOVEMBRE 2009

Paolo Musumeci
Amministratore delegato del gruppo Pcl italo-svizzero

L'azienda, fondata nel 1837 come tipografia Lyboz, la prima della valle d'Aosta, è stata rilevata nel 1967 da Sergio Musumeci, papà dell'attuale amministratore delegato, Paolo. Dalla tipografia alla casa editrice: 200 titoli di medicina alternativa e ambiente. «Abbiamo pubblicato noi - ricorda Paolo, 52 anni, dal novembre '77 in azienda - il primo libro di Fulco Pratesi sui grandi parchi nazionali».
Nel '92 la crisi dell'editoria porta a un radicale cambiamento di attività: «Ci siamo focalizzati come fornitori di servizi per grandi editori, quali i francesi di Flammarion o case d'arte come Jcp. È fondamentale la velocità di spostamento di business: siamo stati i primi a pubblicare le videocassette Rai e i primi a uscirne, alla prima frenata del mercato».
Nel 2002 il passaggio generazionale con un articolato patto di famiglia, ricorrendo anche a un leverage con la collaborazione di una merchant bank: Paolo prende il controllo di un'azienda che esporta il 90% della produzione, è ben posizionata, fa utili. «Ma il mercato era incerto. Ero inquieto, capivo che da solo non potevo farcela, la soglia minima di sopravvivenza era di 25-30 milioni, noi arrivavamo a 5,8 milioni».
Così, Paolo Musumeci comincia a cercare un partner. Prima in Italia e in Francia, «senza riuscire a trovare una mentalità giusta». Poi in Svizzera, nel 2005, la svolta: «Al primo contatto mi hanno chiesto: cosa ci propone? Ho risposto: siamo un'azienda bilingue, competitiva sul mercato Ue, abbiamo alta qualità e prezzi bassi. Siamo la vostra Romania a 130 chilometri da Losanna».
In pochi mesi arriva l'accordo: il gruppo svizzero, controllato dalla Fondazione Sandoz, acquisisce la Musumeci e, contemporaneamente, l'imprenditore aostano diventa, con il 10% delle quote, il secondo azionista del nuovo gruppo Pcl, nato dalla fusione del partner elvetico, 110 dipendenti e un fatturato di 24 milioni, con la Musumeci, 45 persone e 6,5 milioni di giro d'affari. «Totale: 30 milioni, una quota ottimale». Paolo Musumeci entra nel cda della holding e resta amministratore delegato dell'azienda aostana. Due anni dopo, nel settembre 2007, diventa amministratore delegato di tutto il gruppo. «Ora lavoro tre giorni la settimana in Svizzera».
Ci sono molte differenze tra Aosta e Losanna? «In Svizzera l'apparato pubblico supporta le aziende. Un esempio? Quando si è presa la decisione di costruire un nuovo stabilimento di tremila metri quadrati per spostare le rotative: in novembre c'è stata la decisione del cda, a settembre le rotative sono entrate in funzione. Tempi inimmaginabili per l'Italia: 10 mesi dal progetto al collaudo dei macchinari».
Inoltre, aggiunge Musumeci, l'energia in Svizzera costa il 30% in meno mentre la differenza del costo del lavoro, unico atout competitivo dell'Italia, «si sta assottigliando». Il fisco? «La Svizzera ha un sistema molto più semplice. Fatico a spiegare ai colleghi del cda meccanismi come l'Irap e le indetraibilità». Bilancio della fusione? «Noi ci siamo rafforzati in Svizzera, loro sul mercato Ue. E ci ha permesso di sopportare meglio la crisi, con un calo limitato al 20%».

19 NOVEMBRE 2009
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